Teatro

Le 'meraviglie' di Valerio Massimo Manfredi tra mito e modernità

Le 'meraviglie' di Valerio Massimo Manfredi tra mito e modernità

Oltre dodici milioni di romanzi venduti in tutto il mondo, archeologo di fama internazionale e autore di programmi televisivi scientifici e di sceneggiature per il cinema. Valerio Massimo Manfredi ha raccontato le "sue" meraviglie del mondo antico nel terzo appuntamento di Musica Civica al "Teatro Giuseppe" Verdi di San Severo.

Valerio Massimo Manfredi, archeologo e scrittore di fama mondiale, è stato ospite e protagonista del terzo appuntamento di Musica Civica – kermesse musicale e culturale in cui l’arte si confronta con temi civici di grande attualità – che si è tenuto sabato 24 gennaio nella meravigliosa cornice del Teatro “Giuseppe Verdi” di San Severo, in Puglia. Abbiamo incontrato il “più importante romanziere storico italiano” dietro le quinte del teatro a pochi minuti dalla sua lectio magistralis, in cui ha raccontato e svelato segreti, simbologia e misteri delle “Sette meraviglie del mondo antico”, opere realizzate dall’estro umano e ancor oggi ricordate come esempio di eccellenza delle grandi civiltà del passato.

"Le meraviglie del mondo moderno non esistono perché non è mai esistito un canone, una classificazione – afferma senza mezzi termini Valerio Massimo Manfredi, che sottolinea con sicurezza come – il mondo moderno è una espressione che può avere un senso se noi lo confrontiamo con quello antico che, invece, ha un suo canone: sappiamo che le meraviglie erano sette perché elencate da Filone di Bisanzio, ma probabilmente può darsi che l’elenco sia un’opera molto più tarda, a cui si è voluto dare l’autorialità di Filone per aumentarne il prestigio".

Valerio Massimo Manfredi ricorda: "Queste sette meraviglie sono esistite tutte assieme per un periodo breve (tra il 300 e il 227 a. C.) e di tutte queste ne è sopravvissuta una sola (Piramide di Cheope a Giza, ndr)". Lo scrittore evidenzia come le opere non hanno niente in comune l'una con l’altra, ci sono: statue (Colosso di Rodi e la statua di Zeus ad Olimpia); una tomba (Mausoleo di Alicarnasso); una torre di segnalazione (Faro di Alessandria d’Egitto); dei giardini (pensili di Babilonia); un tempio (di Artemide a Efeso). "È un elenco veramente eterogeneo che però, secondo me, vuole rappresentare l’eccellenza delle grandi civiltà che Alessandro Magno, con la sua conquista, ha obbligato a fondersi". 

In merito alle opere di ingegno realizzate dall’uomo in tempi moderni, sostiene che: "Al giorno d’oggi abbiamo meraviglie, dipende cos’è che ci fa meravigliare: io credo che un grattacielo alto 600 o 700 metri sia una meraviglia ed è in corsa una gara all’ultimo metro, si arriverà sicuramente prima o poi al grattacielo da un chilometro". Lo scrittore continua e conclude affermando: "È indubbio che queste sono meraviglie, ci sono anche altre realizzazioni però che non sono proprio moderne, che appartengono al Rinascimento o al Settecento e Ottocento, pensiamo a Mount Rushmore, i ritratti dei presidenti (degli Stati Uniti d’America, ndr) scolpiti su una montagna o alla Statua della Libertà che è più alta del Colosso di Rodi, fatta da uno scultore francese durante il XIX secolo".